Il Mend comunica i nomi dei sette lavoratori stranieri rapiti domenica scorsa su una piattaforma petrolifera e dice di aver rilasciato i tre francesi e il thailandese rapiti il 22 settembre “per ragioni umanitarie “. La decisione sulla scarcerazione di Henry Okah rinviata dal giudice sudafricano al 19 novembre. Militanti attaccano con armi pesanti e bombe la casa del consigliere del Presidente Timi Alaibe nello stato di Bayelsa.
Questa mattina, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend), con un comunicato del portavoce del gruppo, Jomo Gbomo, ha divulgato i nomi dei sette ostaggi rapiti nell’attacco che sono: James Robertson (USA), Jeffrey James (USA), Patrick Weber (Francia), Gilles Mignon (Francia), Robert Croke(Canada), Robert Tampubolon (Indonesia) e Nugraha Permana (Indonesia).
“Come in precedenza comunicato – dice il messaggio del Mend – abbiamo preso la custodia dei tre cittadini francesi e del tailandese rapiti circa 2 mesi fa da un gruppo di miliziani nel Delta del Niger. A causa del loro pessimo stato di salute siamo stati costretti a rilasciarli per motivi umanitari”.
Questo smentisce nei fatti il lacunoso comunicato del Ministro degli esteri francese che ieri aveva parlato di “liberazione” e aveva ringraziato le “autorità nigeriane”.
“Il rapimento dei 7 espatriati dal giacimento off-shore di Okoro nell’ Akwa Ibom è stato necessario per evitare che il governo nigeriano negasse l’attacco a questa struttura ” aggiunge il portavoce del movimento. “I 7 individui sono tutti in buona salute e rimarranno in nostra custodia per un pò”.
Nel comunicato inviato ai giornalisti lunedì scorso, il gruppo ha avvertito che i suoi combattenti si lanceranno in una serie di attacchi contro le installazioni petrolifere in tutto il delta del Niger nei prossimi giorni.
Intanto in Sudafrica oggi doveva esser il giorno decisivo per la richiesta di libertà su cauzione per Henry Okah, ma il Magistrato Hein Louw ha detto che non poteva prendere una decisione sulla questione a causa di ritardi tecnici.
“Questo giudice non può emettere sentenza in quanto non ha avuto accesso alle registrazioni delle telefonate dell’imputato” ha detto Louw.
Lo Stato ha accettato il rinvio, ma metterlo a verbale che il caso è stato ritardato a causa delle azioni della difesa.
Mentre Louw stava studiando le registrazioni audio del procedimento giudiziario, la difesa avrebbe richiesto l’accesso ai nastri.
“Ero turbato dopo aver ricevuto questa richiesta,” avrebbe detto un ovviamente irato Louw.
Ha aggiunto – secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa – che non voleva che la questione venisse ulteriormente ritardata e che voleva prendere la decisione, ma che non poteva farlo senza ascoltare i nastri.
Okah è detenuto in una cella privata a Johannesburg, dopo che i suoi avvocati hanno sostenuto che la suala vita potrebbe essere in pericolo.
Questa mattina la polizia dello stato di Bayelsa ha detto che uomini armati di esplosivi hanno attaccato la casa del consigliere del presidente nigeriano Goodluck Jonathan per la regione petrolifera de Delta del Niger.
Timi Alaibe, che lo scorso anno è stato il principale coordinatore del programma di amnistia per i militanti della regione, non era in casa, secondo quanto riferito dalla famiglia e dai suoi collaboratori quando l’attacco è avvenuto nella tarda serata di Giovedi.
“La sua casa a Opokuma è stata attaccata da uomini armati ancora da identificare alcuni minuti prima della mezzanotte di ieri. Hanno attaccato il posto con la dinamite e armi pesanti danneggiando l’edificio “, ha detto il portavoce della polizia di Stato di Bayelsa Eguavoen Emokpae alla Reuters.
Ha detto che il movente dell’attacco non era chiaro e che al momento non era stanon gli arresti erano ancora stati effettuati.
Migliaia di militanti hanno lasciato le armi nell’ambito del previsto programma di amnistia, con la mediazione prima di Yar’Adua poi dell’attuale Presidente Jonathan, e questo ha portato più di un anno di relativa pace nel cuore dell più grande regione petrolifera dell’Africa
Ma i militanti sono stati sempre molto insoddisfatti della situazione e mentre i comandanti dei campi principali hanno ricevuto contributi consistenti per aver accettato l’amnistia, molti dei loro seguaci si sono lamentati perchè gli stipendi previsti dal programma non sono stati pagati e perchè non ci sono i posti di lavoro promessi.
Il Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (Mend), non ha mai accettato il programma di amnistia del governo e si è rifiutato di cedere le armi se non c’era un programma di investimenti per lo sviluppo della regione.
Una recrudescenza della violenza nel Delta del Niger sarebbe un imbarazzo forte per Jonathan, che è il primo capo di Stato nigeriano che proviene dalla regione, nel periodo che porta alle elezioni presidenziali di aprile del 2011.
L’amnistia del Delta del Niger è considerata uno dei principali successi della corrente amministrazione nella nazione più popolosa dell’Africa.
L’attacco degli ex-militanti alla casa di Alaibe, non rivendicato da alcun gruppo, è sicuramente un altro brutto segnale per l’intera regione.