Il Mend (Movimento per l’emancipazione del delta del Niger) con un comunicato ha detto di aver attaccato e distrutto gli oleodotti della Shell ad Adamakiri e a Kula, nello Stato del Rivers. Distrutta anche una piattaforma petrolifera a Ofirma: “E’in fiamme”. Dopo gli attacchi nel Delta State alla Chevron ( costati alla produzione del paese oltre 100 mila barili/giorno), nello Stato di Bayelsa alla Shell (-185 mila b/g) e all’Agip-Eni (-33 mila b/g) la situazione diventa sempre più critica.
Quando i militari della JTF, il 13 maggio, hanno avviato l’offensiva contro i campi dei militanti ho evidenziato le difficoltà che riservava la “soluzione militare” (sconsigliata persino dal Pentagono) in una zona così difficile da controllare come quella del delta del Niger. Il contrasto tra chi, all’interno degli apparati di potere nigeriano, voleva la soluzione militare e chi lavorava per una tavolo di pace con i militanti e i rappresentanti delle comunità del delta, negli ultimi mesi era apparso sempre più evidente.
Come sempre più evidente è apparsa la debolezza del Presidente Yar’Adua. Evidentemente sia molte delle multinazionali petrolifere, che premono sul governo per avere “più sicurezza”, che gli apparati militari, spesso umiliati dai militanti, hanno pensato di risolvere la crisi “manu militari”, contando sulle divisioni fra i vari capi dei gruppi militanti e sottovalutando la capacità di reazione del Mend.
Nelle ultime settimane il Mend ha dimostrato una capacità di azione e di coordinamento notevole e soprattutto ha dimostrato di poter agire impunemente in tutti gli Stati del delta provocando danni enormi alle esportazioni petrolifere di un paese che basa tutta la sua economia sul petrolio. Per quanto tempo l’economia nigeriana sia in grado di resistere a questo conflitto, non appare al momento chiaro, ma sicuramente non per molto, visto che le esportazioni del paese sono già dimezzate e ancora non abbiamo una versione ufficiale che quantifichi il danno di questa notte.
Più volte in passato, dopo una recrudescenza del conflitto, il Mend e la comunità Ijaw hanno cercato di riavviare una trattativa facendo tacere le armi e proponendo al Governo una trattativa di pace che il governo stesso dice di volere. Nei due anni di Presidenza di Yar’Adua la situazione di povertà delle popolazioni del delta non è cambiata e nessun piano di sviluppo è stato avviato nei 9 stati della regione. Solo se il Governo risponderà alle legittime richieste delle popolazioni del delta e riuscirà ad avviare una trattativa per il disarmo “controllato” dei gruppi militanti si potrà pacificare la regione. Alternative non ne vedo, e un vero e proprio conflitto in fondo non lo vuole nessuno (a parte, forse l’esercito nigeriano con la sua JTF),meno che mai le compagnie petrolifere.
Nel comunicato del Mend, pubblicato da Saharareporters, firmato dal portavoce Jomo Gbomo, si legge: “ L’uragano Piper Alpha è esploso oggi, Domenica, 21 giugno 2009 verso le h 4.00 ore presso l’impianto petrolifero off-shore della Shell di Ofirma. La struttura è attualmente inghiottita nel fuoco.
Verso le h. 2.30, l’uragano ha colpito i principali gasdotti della Shell situati a Adamakiri prima di passare, alle h 3.00 a un altro importante oleodotto della Shell a Kula. Entrambe le condotte sono situate nello Stato del Rivers della Nigeria”.
Nel comunicato il Mend dice anche di aver identificato i due uomini uccisi dai soldati dell’esercito nigeriano e ripresi in un video. Sarebbero due pescatori di Bonny Island, Boma Green e Stanley Tamunobere Pepple . Secondo il comunicato del Mend “Sono stati arrestati e uccisi l’8 agosto del 200, perché sospettati di essere informatori dei militanti, dalla JTF, anche quando hanno mostrato dopo la loro cattura gli strumenti di pesca, come prova della loro professione”.
La compagnia petrolifera anglo-olandese Shell ha smentito alla France Presse un nuovo attacco all’alba (il terzo in poche ore) a una sua piattaforma off-shore nel sud della Nigeria da parte del Movimento di liberazione del Delta del Niger (Mend). Secondo un responsabile della Shell Nigeria, che non ha voluto rivelare il nome, la piattaforma fa parte dei due impianti attaccati poche ore prima dai ribelli, a Adamakiri e Kula, nello stato di Rivers. Secondo la società, la produzione è stata toccata solo in minima parte dagli attacchi.