Lettera da L’Aquila

mercoledì 22 aprile 2009 → 20:46 in Manhattan e dintorni

logoTre componenti di ASud sono a L’Aquila. Due ci vivono e sono lì da subito. Sara, la nostra portavoce, che ha familiari e casa in città è partita la mattina dopo la scossa principale. Abbiamo ricevuto una sua lettera.


terremoto_tendopoliCare e cari,

vi scrivo dopo 10 giorni che mi sono sembrati essere lunghissimi.

Mi dispiace di non aver trovato il modo ed il tempo per comunicare con voi, attraverso una mail, per parlarvi della situazione che stiamo vivendo.  Ma ho avuto modo di parlare con tantissimi di voi nei giorni successivi al terremoto del 6 aprile. E vi sento vicini, partecipi e solidali. Tutti.

Come potete immaginare nella mia terra (L’Aquila appunto) la situazione è realmente drammatica.

Lo è per l’effetto devastante che questo terremoto ha avuto sulla città e i comuni limitrofi, per il numero altissimo di vite perse. Per una situazione in cui oggi abbiamo circa 90.000 sfollati costretti a vivere in situazioni precarie che in tantissimi casi hanno perso tutto. Casa, a volte lavoro, persone care, punti di riferimenti, spazi.

Attualmente esistono circa 108 campi (tendopoli) e un numero indefinibile di accampamenti “privati”, nei giardini delle case, nei parchi, praticamente ovunque.

Con il dolore sempre presente della perdita di una città in cui ognuno di noi è cresciuto e che ama.

E con la rabbia per le responsabilità umane di quanto è accaduto. Per chi ha autorizzato la costruzione di abitazioni in luoghi pericolosi dal punto di vista delle faglie sismiche, per chi ha costruito abitazioni, scuole, ospedali, edifici pubblici al risparmio e senza controlli, per chi era perfettamente cosciente del rischio sismico nella nostra regione e non si è preoccupato della messa in sicurezza della città, per chi ha ignorato uno sciame sismico che si prolunga da oltre due mesi e che ha continuato a tranquillizzare la popolazione senza predisporre prevenzione o educazione.

I primi giorni sono stati difficilissimi. Cercare parenti e amici, ascoltare le storie di quella notte in cui tantissimi si sono salvati per miracolo e che non potranno mai più dimenticare, guardare volti e sguardi persi.

Con difficoltà stiamo provando a ripartire. Dal ritrovarci innanzitutto, dal riiniziare a parlare, a riprendere la parola, a proporre,ad analizzare.

Oggi abbiamo tenuto un’assemblea partecipata convocata con uno strano passaparola e in mezzo a mille difficoltà stiamo provando a ripartire.

La prima proposta è la costruzione di uno spazio aperto in cui far incontrare le ragazze ed i ragazzi che qui vivono. E che non sono e non possono essere una popolazione inerme, silente e vittima, che ha solo necessità di assistenza e carità.

Oggi la città e tutti gli altri comuni sono invasi da una solidarietà nazionale, e non solo, incredibile. Sappiamo bene che presto andranno via.

Sappiamo che quando le telecamere avranno altro da riprendere molti dimenticheranno. Sappiamo che l’unico modo per fronteggiare i difficilissimi mesi, anni che questo territorio ha davanti è organizzarsi, creare consapevolezza e partecipazione.

Viviamo anche in una situazione in cui tutto è reso difficile da uno stato d’emergenza che annulla o tenta disperatamente di limitare l’autonomia.

L’assemblea di oggi è un primo passo anche per facilitare una solidarietà altra che non si limiti a gestire l’emergenza ma che abbia una progettualità per assicurare un futuro a queste popolazioni.

Mi fermo qui. Ma vi terrò aggiornati sulla situazione nell’aquilano e su quello che riusciremo a fare.

Vi abbraccio tutti e vi rassicuro sul fatto che io, Salima, Antonio e le nostre famiglie stiamo tutti bene.

Sara

Un abbraccio Sara, siamo con te.
ASud con Sara

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