Nell´anno 2008, i sette grandi gruppi padroni del mercato del greggio hanno guadagnato 171 miliardi di dollari netti. Fanno 470 milioni al giorno, il 14% più dell´anno prima. Che già era il 7% più del 2006, e il 6% sopra l´anno addietro.
Il mondo vive la crisi più grave degli ultimi cinquant’anni, il livello di vita scende per milioni di persone, eserciti di disoccupati si preparano a riempire le nostre città, i poveri diventano sempre più poveri e il “ceto medio” precipita verso il basso. Milioni di persone pagano e poche migliaia riscuotono. Le poche migliaia di grandi azionisti delle sette grandi sorelle del petrolio invece brindano a champagne per l’ennesima (è la dodicesima consecutiva) annata da record. Una catena di record figli del rialzo del prezzo del greggio, passato alla roulette del mercato da da 50 a 100, poi fino al primato di 147 dollari al barile.
Exxon Mobil, la statunitense che guida il plotone, ha guadagnato l´anno scorso 45,22 miliardi di dollari (+11%). I britannici della Shell si fermano ad un margine netto di 31,3 miliardi dollari, segue l´altra americana, la Chevron, che si accontenta di 24 miliardi di utili. L’altra inglese, la BP ha chiuso con un utile di 21,1 miliardi. La francese Total segue a 20,5 miliardi, poi Conoco Phillips (USA- Raffinazione) con 16,4 miliardi di utili e per chiudere l’italiana ENI con 12 miliardi di utili e una cedola agli azionisti di 1,30 euro per azione (Nelle casse dello stato, proprietario di poco più del 30%, finiranno 2 miliardi di Euro).
E con la dozzina di miliardi (in dollari) dell’ENI si può abbozzare un superconsolidato delle major petrolifere che promette di restare insuperato per un pezzo. Nell´annata 2008 i sette grandi gruppi padroni del mercato del greggio hanno guadagnato 171 miliardi di dollari. Fanno 470 milioni al giorno, il 14% più dell´anno prima. Che già era il 7% più del 2006, e il 6% sopra l´anno addietro.
Le major mantenendo gli stessi costi di estrazione hanno venduto circa gli stessi quantitativi di petrolio e affini ma a prezzi doppi, tripli durante questo drammatico, per noi, anno. Ma proprio il tonfo dei prezzi del barile, il più spettacolare che il petrolio prima abbia mai avuto con 110 dollari persi in sette mesi, dà ai bilanci dorati appena chiusi l´alone dell’”ultima volta”. Tutto il mondo è in recessione, la richiesta di petrolio che sosteneva il prezzo elevato del barile ne risulterà allentata per anni, la speculazione è morta o comunque si sente poco bene. Fine dei record quindi, ma ancora decine di miliardi di profitti davanti: il 2009 delle sette sorelle parte nel solco del quarto trimestre 2008, con profitti tesi a ridursi di un terzo, magari dimezzarsi. Difficilmente ci metteremo a piangere per loro