I Militanti avrebbero distrutto un importante gasdotto della Shell a Elem-Kalabari Cawthorne Channel. Un portavoce della compagnia petrolifera di Stato Nigeriana“perdiamo più di 1 milione di barili di petrolio al giorno a causa degli attacchi”. Il Governo:“non c’è una guerra nel delta del Niger”. E’ scozzese il britannico rapito lunedì a Port Harcourt. Oggi a Jos l’udienza del processo ad Henry Okah.
A cura di Edo Dominici
19 Settembre 2008
Continua la guerra del petrolio dichiarata dai movimenti ribelli del Delta del Niger. Oggi al sesto giorno un nuovo attacco agli impianti petroliferi, ancora una volta la compagnia colpita è la Shell .
Con un comunicato alle agenzie di stampa Jomo Gbomo, il portavoce del Mend ha dichiarato: “Alle 18.30 di oggi, 18 settembre 2008, i combattenti del Movimento per l’emancipazione del delta del Niger (Mend) con l’uso di esplosivi hanno distrutto un importante gasdotto appartenente alla Shell a Elem-Kalabari Cawthorne Channel che attraversa lo stato del Rivers in Nigeria”.” I militari di una cannoniera si sono arresi senza sparare, abbiamo per questo risparmiato la loro vita e li abbiamo lasciati andare”. Al momento la Shell non ha rilasciato dichiarazioni sui danni all’impianto, così come l’esercito nigeriano.
Nel successivo comunicato il Mend annunciava il rilascio di Dan Laarman e Robert Berrie i due ostaggi sudafricani. Nel comunicato inviato al Times of Nigeria ed a altre agenzie un duro attacco alle “bugie” dell’esercito nigeriano: “Il Movimento per l’emancipazione del delta del Niger (Mend) può confermare categoricamente che i due ostaggi sudafricani salvati dal Mend dai “pirati” sono stati rilasciati indenni oggi, 18 settembre 2008.
“I due sono stati consegnati ai funzionari dei servizi segreti del governo alle 23 di questa sera loro li consegneranno ai rappresentanti dell’Ambasciata Sud Africana a Port Harcourt, nello stato del Rivers “.
“Questa vera e propria liberazione mette a tacere le speculazioni e l’ansia per le famiglie e per il popolo del Sud Africa causato dalle false dichiarazioni e dalla frode dell’ottuso portavoce militare della Joint Task Force(JTF).
“In questo caso, l’esercito aveva sperato, contando in una deliberata disinformazione, di far credere di aver avuto un ruolo nella vicenda”
Continua così una “guerra” che il governo nigeriano cerca di minimizzare, sono di ieri i rimproveri di un ministro nigeriano alla grande stampa internazionale “nel Delta del Niger non c’è nessuna guerra e gli attacchi “reclamizzati dai gruppi” producono danni limitati”.
Nel frattempo l’esercito descrive solo “vittorie”. Ieri un portavoce della Marina,il Tenente Olabisi, ha detto che mentre i suoi marinai stavano facendo un pattugliamento di routine sono stati improvvisamente attaccati dai militanti. Nel successivo conflitto a fuoco, la Marina Militare ha affondato le barche dei militanti. Tutti i militanti a bordo sono probabilmente morti.
“La nostra barca stava svolgendo un pattugliamento di routine nella zona di Soku. Ci siamo diretti verso di loro e dalle barca hanno immediatamente aperto il fuoco su di noi. Abbiamo reagito e distrutto la loro barca “, ha detto Olabisi. Un’altra fonte dei sevizi ha dichiarato al “Vanguard” che dopo diversi colpi di avvertimento della Marina Militare, i militanti hanno rifiutato di battere in ritirata, costringendo così i Marinai a sparare una granata che ha affondato la barca.” “Dodici di loro sono stati uccisi nello scontro. Hanno sparato per primi contro i nostri uomini” ha ribadito la fonte anonima.
Sempre al “Vangurd” la medesima fonte della sicurezza ha smentito in quanto false le rivendicazioni dei militanti che dicono di aver ucciso dei soldati a Orubiri la flow station della Shell attaccata nelle prime ore di ieri. Secondo la fonte, l’impianto petrolifero è stato “leggermente” danneggiato, ma nessuno ha perso la vita.
Purtroppo a smentire le dichiarazioni del governo e dei militari non è solo il Mend.
All’Associated Press un portavoce della compagnia petrolifera di Stato della Nigeria ha dichiarato che più di 1 milione di barili di petrolio al giorno di produzione, sono ora persi a causa degli attacchi dei militanti nel regione meridionale del paese. La Nigeria è dunque passata dai 2.5 milioni di barili al giorno di produzione del 2006 che ne facevano l’ottavo esportatore di petrolio al mondo ai circa 1.5 milioni di barili di oggi.
Intanto il Foreign Office ha confermato ieri che l’uomo d’affari rapito da un gruppo armato lunedì a Port Harcourt è uno scozzese. Mike Welford, di 65 anni, della zona di Aberdeen, vive e lavora in Nigeria da diversi anni ed è sposato con una nigeriana.
Rimangono nelle mani dei gruppi ribelli anche i due britannici e l’Ucraino “liberati” dai pirati e presi in consegna dal Mend insieme ai due Sud Africani rilasciati.
Si vivono giornate decisive, oggi c’è un altro appuntamento importante, a Jos infatti si dovrebbe tenere l’udienza del processo segreto ad Henry Okah aggiornata l’8 agosto con la richiesta di scarcerazione respinta dalla corte.
Il rilascio di Henry Okah potrebbe portare ad un immediato cessato il fuoco (una delle condizioni sempre poste dal Mend) e all’avvio di colloqui di pace per risolvere i problemi della popolazione del Delta.
Un ulteriore rinvio del processo “segreto” inasprirebbe ulteriormente i rapporti con i militanti.
Difficile dire quali saranno le decisioni di un governo nigeriano ondeggiante tra la linea “dura” peraltro difficile da attuare tra le insenature del Delta e chi sogna una possibile pacificazione. Al centro sempre l’ombra del grande potere delle multinazionali del petrolio che premono sul governo nigeriano per una soluzione, anche dura, del conflitto. Le perdite, che ormai hanno raggiunto il milione di barili, sono considerevoli sia per le multinazionali che per il Governo.
La speranza è che prevalga il dialogo.