Il Mend – Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger- ha fatto sapere che sabato 30 agosto i suoi combattenti hanno ucciso 29 soldati nigeriani in un attacco combinato, effettuato per rappresaglia, in tre diverse località negli stati del Delta, di Bayelsa e del Rivers.
L’attacco sarebbe una rappresaglia dopo l’uccisione il 24 agosto da parte dei militari della JTK (Join Task Force), i corpi speciali dell’esercito nigeriano che proteggono le installazione petrolifere, di 12 civili che viaggiavano su un traghetto nelle acque di Bayelsa, “scambiati per militanti”, tra loro una donna incinta ed alcuni bambini.
In un messaggio email inviato a diverse agenzie di stampa ed al Times of Nigeria il Mend ha detto che ha effettuato l’attacco come rappresaglia per “le uccisioni di uomini, donne e bambini a causa di quelli che l’esercito chiama – colpi di avvertimento- nelle vie navigabili interne e per le spedizioni punitive sulle comunità vicino ai pozzi petroliferi”.
“In tre distinti ma coordinati attacchi negli Stati di Bayelsa, Delta e Rivers che hanno avuto inizio circa alle ore 19:30 di Sabato, 30 agosto 2008, i combattenti del Movimento per l’emancipazione del delta del Niger (Mend) hanno attaccato per rappresaglia i militari della Joint Task Force (JTF) responsabile per le uccisioni di uomini, donne e bambini”.
Il Mend ha fatto sapere che l’operazione, nome in codice, “Operation Hunter Hunted” è stata effettuata usando diversi motoscafi veloci per l’attacco, mitragliatrici, granate a propulsione a razzo e missili anticarro per il combattimento a distanza ravvicinata.
“L’esatta ubicazione degli attacchi – ha tenuto a precisare il portavoce del Mend – sono il torrente Odiama nello Stato di Bayelsa, Opia nella regione del Delta, e la confluenza tra i fiumi Bonny e Andoni nello stato del Rivers”.
“I giornalisti dovrebbero visitare i luoghi da noi indicati non appena possibile per poter vedere i relitti delle barche, che stavano ancora bruciando quando abbiamo lasciato i luoghi degli attacchi, questo per prevenire le eventuali smentite da parte dei militari”.
“Dai nostri conti la JTF ha perso un totale di 29 soldati, quasi tutti di etnia del nord, nei tre attacchi. Non siamo in grado di dire se i molti che sono saltati in acqua presi dal panico sono annegati. Abbiamo perso sei dei nostri eroici combattenti “. L’email è stata firmata da Jomo Gbomo.
Puntuale nella giornata di Sabato arriva la ormai poco credibile smentita dell’esercito Nigeriano. ‘Tutti i nostri uomini stanno bene, non siamo certo sotto attacco ne’ siamo impegnati in combattimenti negli stati di Bayelsa o di Delta’, ha detto alla agenzia Reuters il tenente colonnello Rabe Abukar.
Si conclude con questo attacco un agosto molto critico per la regione del Delta, tra tentativi di rastrellamento di alcuni villaggi da parte della JTF con numerose segnalazioni di violenza, poi l’uccisione dei 12 civili il 24 agosto, senza dimenticare i continui rapimenti, non rivendicati dal Mend, di lavoratori stranieri.
E’ del 26 agosto la notizia che un cittadino israeliano e’ stato rapito da una banda armata nella sua abitazione situata nel centro di Port Harcourt. La notizia e’ stata diffusa dalla polizia locale, ma sono pochi i dettagli forniti dalle forze di sicurezza per ricostruire l’accaduto. All’inizio della settimana un’imbarcazione della West African Offshore, con otto persone a bordo, e’ stata dirottata. Agli inizi del mese, uomini armati avevano rapito due francesi in un bar di Omne, localita’ vicino a Port Harcourt.
Prosegue insomma la guerra strisciante nella Regione ormai satura di armi dell’incontrollabile Delta del Niger. Da una parte un Governo tentennante e indeciso che non riesce a proporre soluzioni credibili ed accettabili alla drammatica e cinquantennale crisi delle popolazioni del Delta, dall’altra gruppi come il Mend che godono sempre più dell’appoggio e delle simpatie dei 20 milioni di abitanti del Delta. Alla finestra, ma probabilmente con un gran lavoro sotterraneo con i referenti nel governo, le compagnie petrolifere che continuano ad arricchirsi con il petrolio del Delta.
Sullo sfondo rimane sospesa la vicenda di Henry Okah in carcere ormai da un anno (l’arresto il 3 settembre 2007 a Luanda in Angola).