Una bella lettera di una dipendente pubblica che ha preso carta e penna e ha scritto al Ministro Brunetta.
Gentile Ministro,
perdoni se ho l’ardire di rivolgermi a Lei in questo momento così impegnativo per il governo in preda ad un parossismo decisionale che possa consegnarlo alla storia come merita, Le chiedo solo di leggere questa lettera che non sottrarrà più di cinque minuti al Suo indice di produttività.
Le racconto in breve la mia storia: sono una dipendente di un istituto di previdenza da più di dieci anni in servizio effettivo, mamma di due bambine e vivo in una città del profondo Sud. Appartengo anch’io a quella schiera di impiegati da Lei etichettati “fannulloni” non perché intendesse offenderci, questo lo capisco bene, ma semplicemente per fare capire in maniera immediata quale era il problema (un po’ come dire se io ripetessi in questa sede quel che di Berlusconi ha detto Di Pietro, anche in quel caso non per offendere, questo è ovvio, ma per far capire dove sta il problema).
Signor Ministro le scrivo per raccontarle, attraverso la mia vicenda, quella di milioni di altre mamme-impiegate affinché Lei, che per altri versi è così sensibile ai problemi della gente si renda conto della realtà in cui viviamo noi “fannulloni” (perdoni l’abuso del termine, il fine è sempre quello della comprensione). Io, come altre mie colleghe, da brava fannullona, mi alzo ogni mattina alla ore 6 a.m. e dopo aver fatto colazione e aver preparato le mie bambine di 4 e 6 anni esco di casa con le suddette bambine entro le 7.00, perché vede, io abito fuori città e per arrivare al lavoro devo uscire di casa molto presto. Dopo aver timbrato, solitamente alle 7.30, comincio la mia giornata lavorativa: il mio lavoro è ripetitivo ma l’utilità sociale che è insita nel predisporre le pensioni per chi (beato lui) ha maturato i requisiti e fare in modo che ne possa godere senza ritardi, pensi lei mi fa sentire utile. Da brava fannullona sforno decreti di pensione a tutto spiano affinché non debba sentire nessuno venir da me a dire “e iu comu mangiu”, affinché a fine mese possa percepire il mio stipendio pensando di essermelo più che guadagnato.
Negli anni la sede in cui lavoro si è svuotata di personale che è andato in pensione e non è stato sostituito da nessuno, pertanto più e più volte ho visto il mio carico di lavoro aumentare, ma a fronte dell’acquisizione di nuove e complesse competenze mi si continua a dire che siamo in esubero, che bisogna ridurre l’organico e lavorare di più: ma com’è possibile? Me lo chiedo ma nessuno mi risponde. Intanto l’arretrato avanza e quando qualcuno di noi comunica che presto andrà in pensione tutti ci guardiamo in faccia e ci chiediamo di quanto la redistribuzione del lavoro che consegue a ciascun pensionamento inciderà sul nostro carico di lavoro. E poi nessuno si spiega perché mai ci sia tanto arretrato, sarà che la matematica è un’opinione. Malgrado tutte le suddette difficoltà continuo a lavorare con quel senso del dovere che mi ha trasmesso mio padre e dal quale non posso prescindere.
Pensi lei, signor Ministro, ogni giorno mi illudo di aver lavorato bene, e nel mio piccolo, di essere stata utile a qualcuno compiendo il mio dovere con la serietà e la professionalità che negli anni ho acquisito. Questo mi consente di guardarmi allo specchio ogni mattina e di non vergognarmi di essere un impiegato pubblico, come lei ha di recente sostenuto che molti di noi fanno, ma anzi di essere orgogliosa. Ma ultimamente qualcosa è cambiato, sa Signor Ministro, comincio a sentirmi demotivata: a che serve che io lavori così tanto se poi comunque di me si dirà sempre che appartengo alla schiera dei “fannulloni”?: la tentazione di incrociare la braccia è forte, molto forte.
L’opinione pubblica, adeguatamente manipolata da una campagna mediatica diffamatoria e parziale, non è con me, ma contro di me, e non è facile far capire alla gente. Quel che è facile, invece, è cavalcare l’onda del malcontento della gente e indirizzare la folla a puntare contro il “mostro” di turno, pubblico impiegato o rom o sinti che sia. Puntare sul malcontento porta sempre tanto consenso, questa non è una novità, è facile, infatti, dire che le cose non funzionano, su questo siamo tutti d’accordo e pronti a battere le mani, ma, ahimè, non è riducendo i salari che si rende più efficiente la PA (altrimenti lo avrebbero già fatto da tempo), né privatizzando quelli che oggi sono dei servizi che nascono da diritti per i quali si è a lungo lottato, così come non è riducendo la retribuzione di chi si ammala (non occorre che io Lei ricordi, con gli adeguati scongiuri, quanto sia diffuso il cancro) che disincentiviamo l’assenteismo ma è piuttosto intensificando i controlli che facilmente si distinguerà il “falso” malato da quello vero, perché purtroppo, nessuno sceglie di ammalarsi e non è giusto accanirsi con chi già non ha abbastanza soldi per curarsi. Tutto questo lede la dignità del malato, del pubblico impiegato, attualmente indicato a “dito”, ma soprattutto lede la dignità della persona in quanto tale.
Le dirò signor Ministro, anziché carnefice come impiegato pubblico e vittima come cittadino, oggi mi sento più volte vittima: come cittadina, come lavoratrice, come mamma, come italiana. Però, quel che è giusto è giusto, bisogna riconoscere che questo governo ha alleggerito la pressione fiscale, si, infatti, sappiamo tutti cosa ha fatto: ha tolto l’ICI. Certo, nel mio caso, sarebbe stato meglio che anziché togliere l’ICI avesse evitato di toccare il mio salario. Infatti, io di ICI, io, che non ho una villa ma solo una casa di prima abitazione in un comune in periferia (con il mio stipendio, infatti, non potrò mai permettermi una casa in centro: è già tanto se mi riesce di finire di pagare questa) e dunque ho sempre usufruito di sgravi, non ho mai pagato più di € 60 euro all’anno. Grazie signor Ministro: quest’anno sul mio bilancio, a fronte di sessanta euro di risparmio fiscale avrò qualcosa come 5.000 euro di meno sull’importo di stipendio annuo. Non Le dico come sono contenta!
Adesso Lei si chiederà perché non sono contenta, e perché mai sulla mia fronte si sia disegnata quella ruga, mah non so, sarà che i fannulloni di oggi sono un po’ più complicati di quelli del passato. L’autunno si preannuncia caldo ma pieno di nembi all’orizzonte, la lotta sarà dura ma, Le dirò, Signor Ministro, non demorderò facilmente se non altro perché mia figlia, interrogata sulla professione della madre, non abbia da vergognarsi a dire che è un’impiegata pubblica e non si debba vergognare una seconda volta a dire che in famiglia non si arriva alla fine del mese anche perché, in previsione del futuro, sto cercando di spiegarle che povertà non è vergogna ma, invece, corruzione, tangenti, peculato, immoralità (tutti termini che la classe politica ben conosce) queste sì che sono vergogne.
Fannullona INPDAP
Che dire di “gb”? Nulla! Ha assunto notorietà scrivendo sul nostro sito e credo lo racconterà entusiasta (perchè penso sia una donna?) ai suoi belli amici che, non sapendo come lei, annuiranno così come hanno fatto nel segreto dell’urna. Credo e continuo a farlo a maggior ragione che questo governo sia la giusta realizzazione o meglio concretizzazione dell’ignoranza sociale che la cultura berlusconiana ha di fatto radicalizzato. Al contrario di qualcuno di voi a me dispiace e molto ma ora non ci resta che vedere fino a che punto sono capaci di scendere. “gb” è solo stupida perchè non sa nemmeno di cosa si parla e difatti dice cose non vere ma che gli hanno raccontato e lei, come un qualsiasi muro, riflette e rimanda. Quello che non volete in realtà, ed è questo che mi allarma per un futuro che volevo diverso, è voi stessi. Peccato. Io, come sò i miei amici anche con le molte differnze, di certo non smetteremo di vivere o di sognare o di pensare o di voler dire o di esserci. Tanto quelli come “gb” in questi luoghi non ci vengono.
Chi non ha idee proprie usa i luoghi comuni di cui questa società d’ “immagine” è piena, ma di cui il nostro sito non sente il bisogno ne la necessità.
Quindi, io che di GB nella vita voglio ricordare solo Baronchelli, un buon ciclista, la prego di trarne le dovute conseguenze…. sperando che sia un addio!!!!
Grande Buffone: oltrechè ignorante, perchè ignora quali siano le norme, è talmente idiota da non meritare risposta.
gb mai vista tanta demagogia in così poche parole…
P.S. Per sua informazione gentile gb non siamo dipendenti statali. Distinti saluti.
Gentile Signora,
mediamente chi lavora si alza al mattino e, se ha figli, porta la gioventù di famiglia a scuola.
Le differenze sono:
– giorni di ferie;
– cappotto appeso per dare l’idea di presenza e secondo cappotto idoneo per passeggiate;
– orari di lavoro più brevi;
– mai una responsabilità o un licenziamento;
– gli altri possono morire che gli statali hanno le baby pensioni (con l’età media di 75 anni, come si possa lavorare 15 e farsi mantenere 60 è un mistero ns. nazionale);
– arroganza, media in discesa, consentita;
– inutilità – forte inutilità – delle mansioni svolte, leggasi complicazioni cose semplici;
– possibilità di sciopero senza danni in busta paga;
– stipendi garantito dal “Partito”. ovviamente, il Suo, gentile signora.
Vada a lavorare in proprio e mi mandi il suo decennale parerer. Nel frattempo, eviti di farsi notare troppo. Distinti saluti
Una volta tanto tutti daccordo.
questa lettera ha fatto il giro di tutti i ministeri ecc. attraverso la posta elettronica e quindi è arrivata anche a me. Non è che non l’avessi presa in considerazione ma, come dire,”elementare watson elementare”. Gli statali sono al centro di una campagna mediatica nefasta. Antipatici al nanetto? non basta. Stanno creando il mostro identificandolo con i problemi della nazione e dimostrando di poterlo uccidere dimostrano di saper lavorare bene, così i padani e la gente tutta rimane contenta, e così sia. Per carità, non è che l’apparato statale funzioni bene, ma non è togliendoci i soldi e facendoci diventare definitivamente “poveri” che si risolvono le situazioni. Personalmente, se non faranno altri finanziamenti, con il taglio dei 400 milioni di euro approvato da questo beneamato governo guadagnerò mediamente dai 6000 ai 12000 euro di meno. Grazie. E grazie a chi ha votato questo parlamento intero, non salvo nessuno.
bella lettera, una lettera che secondo me avrebbero scritto moltissimi altri italiani, anch’io sono una di quelle fortunate ad aver risparmiato sull’ICI un bel 30 40 euro che fortuna abbiamo avuto eh?