Abitanti di un villaggio del sud della Nigeria hanno fatto esplodere un oleodotto gestito dall’Agip, societa’ del gruppo Eni, di cruciale importanza per l’approvvigionamento di greggio. Sospesa la produzione di 47.000 barili al giorno.
”Nelle prime ore di questa mattina (ieri,ndr) c’e’ stato un attacco contro un oleodotto dell’Agip nello stato di Bayelsa. So che e’ stata sospesa la produzione di una certa quantita’ di greggio”, ha dichiarato un responsabile dell’azienda sotto anonimato alla France Press.
Un’altra fonte ha riferito all’AFP che giovani di una comunita’ Ijaw hanno fatto saltare in aria l’oleodotto per protesta contro l’abbandono e il degrado della loro comunita’.
«È stato il secondo attacco da parte di membri della comunità, nel cuore della produzione di petrolio della Nigeria». Così il governatore dello stato di Bayelsa, Timipre Sylva, ha commentato l’esplosione della notte tra mercoledì e giovedì ai danni di un oleodotto Agip.
«Alcuni membri della comunità locale – ha aggiunto Sylva – sono andati nella foresta dove è collocato l’oleodotto e, approfittando dell’oscurità, lo hanno fatto esplodere. La quantità di greggio perso però non è stata molto significativa».
Laconico il comunicato della società a Partecipazione Statale: “Eni informa che la scorsa notte le pipeline nigeriane di collegamento tra la flowstation di Tebidaba e il terminale di Brass e tra la flowstation di Ogbambiri e quella di Tebidaba, hanno subito un improvviso calo di pressione. Di conseguenza, la produzione (47 mila barili di olio al giorno complessivi, di cui 8 mila in quota Eni) è stata temporaneamente sospesa e sono state immediatamente attivate le unità dedicate al ripristino delle attività.”
Nessun accenno ai motivi del “calo di pressione” e alle motivazioni dell’attacco.
Con questo ennesimo attacco si riduce ulteriormente la produzione di petrolio in Nigeria passata dai 2.5 milioni di barili al giorno del 2006 agli attuali 1.76 dopo l’attacco di ieri all’ENI.
E’ di pochi giorni fa la notizia che la Nigeria non è più il primo produttore di greggio in Africa scavalcata dall’Angola ( 1,873 milioni di barili giorno).
Nonostante le enormi perdite sia del governo nigeriano che delle Major petrolifere non si cerca una soluzione politica del conflitto, il governo nigeriano e le multinazionali continuano sulla linea di un modello di sviluppo fondato sull’esclusione, sull’insostenibilità e sulla guerra.