Dopo l’acceso dibattito sui numeri mi è tornato alla mente questo bel film del 2004.
L’ho visto al cinema, ma penso che lo potrete trovare in videoteca.
Il titolo viene da una canzone di Enzo del Re che andava in onda ogni mattina a Radio Alice, ma non aspettatevi un film storico sul ’77 o sulla radio bolognese.
Lavorare con lentezza è un film pazzoide. E’ un film sulla potenza del paradosso, del gioco di linguaggio, è un film sulla tenerezza collettiva. Mentre sulla scena planetaria tutto accelera spaventosamente, divorando il nostro tempo di vita per trasformarlo in lavoro, consumo e guerra, questo film lancia l’unico messaggio (politico? culturale? estetico? terapeutico? che ne so) l’unico messaggio forse che oggi possa avere qualche efficacia. Rilassiamo la tensione muscolare, respiriamo profondamente, riduciamo il consumo aumentiamo il godimento. Creiamo le condizioni per sopravvivere fuori dal predominio dell’economia. Lavorare con lentezza parla di oggi, parla di quello che dovremmo fare. Parla del contagio che si dovrebbe diffondere, oggi, nell’immaginario collettivo: il contagio della lentezza. Il contagio della tenerezza.
Caro Granalli rallenta il ritmo, fregatene della gara, digli di andare a farsi fottere, digli che tu non ci stai, non ci sei, non ne vuoi neppure sentire parlare. Diserta. E’ il partito della diserzione generalizzata quello che viene chiamato a raccolta da questo film.
Viviamo un’epoca davvero travolgente da ogni principio di universalità etica o politica. Gruppi di criminali che posseggono aziende petrolifere o corporation mediatiche hanno preso il potere sul pianeta e lo trascinano verso la catastrofe. L’equilibrio psichico è lacerato dall’esasperazione competitiva e dalla depressione. La guerra e il terrore si alimentano reciprocamente e i nostri cervelli sono impegnati a trovare una via d’uscita o almeno una linea di fuga.
Quando ho visto questo film mi ha trasmesso un bel pò di energia. E’ ciò di cui abbiamo bisogno: smorfie e sberleffi per scongiurare l’abisso.
Inutile dirvi che il film lo consiglio a tutti quelli che non l’hanno visto, non solo a Grangi
bravi..
concordo con quanto finora scritto anche se è pur vero che la lentezza, o la velocità, del ritmo con il quale si consumano gli eventi della vità, è data anche dalla velocità del processore che è nel cervello di ognuno, e qualcuno c’ha ancora un pentium2, è ora di cambiarlo.. scherzi a parte, quello che ci manca è il tempo di meditare sulle cose, l’impossibilità di fermare il momento e di assaporarne tutte le sfumature. La velocità non fa gustare le cose e fa perdere tutti i dettagli, specialmente in certe performance.. Il ritmo vorticoso con il quale consumiamo la nostra esistenza non ci da più neanche la possibilità di annoiarci, e invece, spesso, è proprio attraverso la noia, in quei momenti dove sembra non ci sia nulla, quando il tempo sembra dilatarsi e assumere dimensioni sconosciute, quando anche l’aria sembra rarefarsi, come in un pomeriggio di una domenica d’estate, soli e per le strade deserte, che ci si incontra con se stessi.
Ah! Quasi dimenticavo…..mortacci a chi se arza alle nove. Bella la vita eh?
ve svejavate presto puro prima, ergo eravate già vecchi. Ma non voglio esse cattivo e dico che la lentezza nù è e ribadisco nù è il contrario della velocità. Come dice il buon vecchio edu (buono poi perchè non si capisce) è un ritmo di vita; molto individuale il chè non vuol dire che se una cosa và fatta velocemente non si è capaci di farla….è solo dargli un tempo coerente con il nostro bisogno di vivere. Si dice lento perchè i ritmi naturali e quindi anche i nostri sono generalmente lenti o non veloci. Puoi ammirare un monumento alla giapponese in due minuti e goderne, ma se puoi fermarti, se puoi fermare il tuo tempo quanto è necessario per ammirare appieno della vista di quella bella realtà apprezzandone anche le piccole sfumatore e quasi, appunto, respirandolo….diventa parte del tuo tempo vissuto. Altra cosa no?
Pure io dormo poco, credo che in parte sia la vecchiaia.
Regà ognuno fa quello che je pare, l’importante è che stia bene. Io me svejo presto, me piace il silenzio del mattino. Dormo poco, sarà la vecchiaia!
A Pesè te vojo fà ‘na confessione. Pure io me svejo a le 9. E’ grave ?!?
Alle 09,00……. ma nce’ se crede……….
Il messaggio del film non riguarda la professione che facciamo, ma il modo di vivere.
Facciamo professioni diverse…..e di solito mi sveglio alle 9,00…..colazione comoda e ogni giorno una piacevole diversa battaglia.
Faccio della lentezza, in genere, un bene primario, dato che ho bisogno di tempo per pensare e trovare soluzioni…
Ci sono però periodi in cui si deve stare sul pezzo e faticare, e correre, e molto…e nessuno ti regala nulla nella libera professione.
E’ stata una mia scelta e la rifarei 1000 volte.
Non critico gli stipendiati…non sarei in grado di fare lo stipendiato.
Idem !!!!!
Se parti dal concetto che il lavoro occupa uno spazio libero si deduce che si dovrebbe e ribadisco il si dovrebbe, trovare un senso del tempo nella nostra vera vita. Le pause o la lentezza non ricercata ma goduta (provate a mangiare molto lentamente sia nell’inforchettare che nel masticare e nel deglutire e poi nel bere etc.) è un incontro con noi stessi, il respiro.
L’alterazione più semplice è la velocità.
Complimenti! Pensavo che la MEMORIA fosse rimasta solo a quelli col passamontagna come l’amico Marcos!
Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
chi è veloce si fa male e finisce in ospedale
in ospedale non c’è posto e si può morire presto
Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
la salute non ha prezzo, quindi rallentare il ritmo
pausa pausa ritmo lento, pausa pausa ritmo lento
sempre fuori dal motore, vivere a rallentatore
Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
ti saluto ti saluto, ti saluto a pugno chiuso
nel mio pugno c’è la lotta contro la nocività
Lavorare con lentezza senza fare alcuno sforzo
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Lavorare con lentezza
Ma non tutti ci arrivano in maniera così semplice e noi curiamo anche quelli che…rimangono indietro. Sennò a che servirebbe la Onlus.
Visto. Bello e semplice. Il messaggio è nel titolo.